Mud War – A Prova di Fango è la serie TV di e con Luca Traina, andata in onda su Motor Trend, che ha portato il vero mondo del fuoristrada italiano in televisione. Con maestria Traina è riuscito a rappresentare in video il vero spirito, animato da tanta passione, del fuoristradismo italiano. In questa intervista esclusiva, Luca Traina ci racconta questa sua esperienza ed i dietro le quinte di Mud War.
Intervista di Paolo Baraldi
Mud War - A prova di fango, il mondo dell’offroad come non si è mai visto.
Cosi recita la presentazione della serie televisiva di Luca Traina andata in onda su Motor Trend. In realtà, dopo aver visto le 6 puntate, Mud War è proprio come mi sarebbe piaciuto vedere il mondo del fuoristrada in televisione!
Da appassionato e da professionista del mondo dell’offroad e più in generale dell’universo dei motori, confesso che faccio grandi abbuffate delle serie televisive dedicate a questo genere che Motor Trend e D-Max trasmettono. Confesso anche che, spesso ho pensato a quanto sarebbe stato bello vedere una serie tutta italiana completamente dedicata all’offroad.
Dopo la prima stagione di Mud War, Luca Traina è diventato uno di noi!
Devo quindi fare i miei complimenti a Luca Traina per essere riuscito, con successo, in questa impresa. Impresa sinceramente non facile soprattutto se non si è dell’ambiente delle quattro ruote motrici.
Sono sicuro che la maggior parte, se non tutti, i fuoristradisti la pensano come me ed hanno ritrovato in Mud War la loro passione ed il loro amato mondo.
In puro stile Offroad Lifestyle, non sono riuscito a resistere alla tentazione di intervistare Luca Traina. Dopo i primi contatti per conoscerci, è nata questa intervista che sono sicuro vi farà apprezzare ancora di più Mud War.
Prima di lasciarvi alle parole di Traina, posso anticiparvi, visto gli ottimi dati d’audience, che verrà girata la seconda stagione di Mud War – A Prova di Fango.
Ma ora mettetevi comodi perché Luca Traina ci racconta i dietro le quinte di Mud War
Luca, iniziamo questa intervista con una tua presentazione in modo che i miei lettori possano conoscerti meglio
- In ambito professionale, come ti sei avvicinato al mondo della produzione video?
Per gioco e per passione.
Tutto cominciò nel 2010 quando, durante un viaggio all’estero, realizzai un video e lo pubblicai su YouTube. Poco dopo fui contattato da un rapper che, avendo visto il filmato, mi chiese di creare il video di una sua canzone. A distanza di tre anni da quella telefonata avevo istituito un service audio-video, radunato una troupe e stavo collaborando con le grandi major discografiche.
Nel 2013 mi avvicinai al social media marketing, approfondii le mie conoscenze nel settore della comunicazione e iniziai a lavorare a stretto contatto con web stars e big dello spettacolo.
Nel tempo mi specializzai anche nella creazione, sviluppo e incremento di account social e piattaforme digitali.
Nel 2015 avvenne l’incontro con l’agenzia pubblicitaria Armando Testa, presso la quale ricoprii il ruolo di Art Director fino al 2017. In parallelo, e di comune accordo con l’Agency, continuai la mia attività di regista e produttore esecutivo. Sempre in quel periodo conseguii i livelli base e intermedio di N.L.P.
Date le dimissioni in Testa, seguii il mio sogno di performer che, tra gioie e dolori, fango e motori, mi ha condotto fino a qui.
- Come è stato passare dal backstage delle tue produzioni ad essere frontman?
È stato come passare da copilota a pilota. Negli anni ho avuto la possibilità di filmare artisti eccezionali. Come il Kenshiro del performing, ho cercato di implementare e cogliere le abilità di quei frontman adattandole al mio stile personale. Spero di aver scelto i punti di pressione giusti, in ogni caso tra tre secondi lo scopriremo.
Quando realizzai che Mud War si sarebbe concretizzato ebbi svariati pensieri. Uno tra questi fu: “E se rompo la macchina del fuoristradista di puntata?”
- Ad inizio di ogni puntata appari con una moto da cross. Il motocross è una tua passione?
Sì. Ed è da relativamente poco che mi sono avvicinato all’Enduro e ai reparti di ortopedia.
- Come hai iniziato?
La storia dei miei esordi nell’Enduro è un poema epico mescolato ad una sgangherata soap opera Off-Road. Tipo il Beautiful del Fango per intenderci. Pronto ai colpi di scena? Spoiler: Brooke alla fine va a letto con tutti! Ma ora mettiti comodo perché questo racconto durerà un po’.
Quando realizzai che Mud War si sarebbe concretizzato ebbi svariati pensieri. Uno tra questi fu: “E se rompo la macchina del fuoristradista di puntata?”
Era stata stipulata un’assicurazione per danni a veicoli e persone ma questo non mi esonerava dalla responsabilità morale rispetto all’incolumità del mio passeggero e del veicolo.
Io e il fango non c’eravamo mai incontrati e presto avremmo dovuto fare una cena a lume di fanale. Serviva un aperitivo.
Montare su un 4x4 ed iniziare ad allenarmi era fuori discussione. Si sarebbe persa la genuinità del programma se, seduto sul sedile del guidatore, fossi stato già abile.
Parlando con diversi fuoristradisti notai che la maggior parte di loro aveva un passato sulle due ruote tassellate e che questo, a loro dire, li aveva preparati al mondo della trazione integrale.
Decisi quindi di seguire le loro orme spingendomi in un universo che non conoscevo e diventando un Endurista.
Prima di quel momento non ero mai salito su una moto in vita mia ma non avevo alcuna intenzione di tirarmi indietro. Fu allora che conobbi James Hetfield, il mio due e mezzo da Enduro. Ero dedito agli allenamenti e montavo in sella anche tre volte a settimana. In quei boschi infernali eravamo io e un amico che guidava un Suzuki 125 due tempi. Il ragazzo era un vero manico alla guida ma mentalmente era fuori come un balcone: stargli dietro, più che un allenamento, era un’agonia! Come spesso accade a chi scopre il fango su due ruote in età adulta, non mancai di farmi male.
Parafrasando Dominic Toretto, il celebre personaggio della saga di Fast and Furious, scoprii l’Enduro un quarto di radiografia alla volta.
Con il tempo, dopo cadute miserabili, alberi abbracciati e voli di ogni sorta, iniziai a tenere il passo del mio amico con il due tempi. E senza passare dal pronto soccorso.
Trascorse quasi un anno ed arrivò il momento di registrare gli episodi. Avevo preso familiarità col fango e aumentato la mia consapevolezza dinamica sulle diverse tipologie di terreno. O almeno ne ero convinto. Poi salii su un 4x4 e mi accorsi di non aver capito nulla.
P.S.: In tutto questo Brooke andò a letto con la mia moto, col mio amico che guidava il due tempi e con tutto il personale medico del pronto soccorso. E ora la sigla, per favore.
- Perché porti la moto da cross con te se poi i percorsi li svolgi su un 4x4?
Decisi di portarmi dietro James Heatfild per poter effettuare rapidi sopralluoghi dei percorsi il giorno prima delle escursioni. Non sono sempre riuscito a svolgerli ma, quando ho potuto, mi ha aiutato.
- E per quanto riguarda il fuoristrada a 4 ruote, lo hai praticato o "assaggiato" prima di Mud War?
Solo come copilota.
Ricordo che quando arrivammo in cima ero sporco di fango, avevo riso come non mai e mi ero sentito tremendamente vivo! “Questo è un format!” Tornai a casa e ideai Mud War - A Prova di Fango
- Veniamo alla serie che ti ha portato alla ribalta tra i fuoristradisti italiani, come ti è venuta l'idea di girare Mud War?
Diciamo che in quel periodo avevo necessità di staccare il cervello. In una domenica come tante un mio amico, che guidava un Suzuki Samurai, mi invitò a fargli da passeggero. Non avevo mai effettuato un’uscita in fuoristrada prima di allora. Ricordo che quando arrivammo in cima ero sporco di fango, avevo riso come non mai e mi ero sentito tremendamente vivo!
Alla fine di quella giornata memorabile una frase mi balenò nella testa come un lampo. La ricordo ancora: “Questo è un format!”
Tornai a casa e ideai Mud War - A Prova di Fango.
- Dopo l'idea, che trovo brillante, come sei passato alla realizzazione?
Lo presentai ai miei produttori e piacque subito! Successivamente lo proponemmo al canale e nel corso del 2020, dopo sforzi considerevoli e dopo aver coinvolto Neway, agenzia di comunicazione in cui lavoravo come direttore creativo, divenne il programma di cui stiamo parlando.
- Chi ti ha supportato in questo progetto?
Tante persone meravigliose. Servirebbero decine e decine di pagine per elencarle tutte. Giuro davanti agli Dei dell’Off-Road che, se Mud War - A Prova di Fango dovesse espandersi oltre ai confini nazionali, scriverò un libro su come è nato il progetto e quindi le citerò tutte. Una per una.
Mud War – A Prova di Fango è stata la più ardua prova di editing della mia carriera
- Lo storyboard di Mud War è tuo? Parlami della sua stesura e se durante le riprese ti sei trovato a doverlo modificare per adattarlo alla situazione.
Si, è farina del mio fango. So che l’espressione non ha senso ma suona bene.
Appena terminate le riprese cominciai immediatamente a montare a computer gli episodi spalla a spalla, virtualmente, con la EiE film. Lavorai giorno e notte per tre mesi di fila riuscendo alla fine a consegnare in tempo la serie per la messa in onda. È stata la più ardua prova di editing della mia carriera. Per motivarmi ho pensato a qualsiasi cosa. Sei puntate da 48 minuti, con una narrativa che nasceva al momento, montate in una decina di settimane. Quando lo racconto a chi lavora nel mio settore dico sempre: “è stato come montare Il Signore degli Anelli in tre mesi”.
- Per esperienza, non è facile riprendere l'Off-Road. Come si è trovata la tua troupe alle prese con il fuoristrada?
Qualcuno è stato divorato dai tafani, qualcuno si è sbucciato un ginocchio e tutti si sono coperti di fango. Hanno mangiato tutti molto bene grazie alla cucina montanara delle località in cui svolgevamo le riprese ma, con le pendenze che affrontavamo, non hanno avuto modo di mettere su pancetta (a differenza mia). Tutto questo con le mascherine, i disinfettanti, i termo scanner e senza lasciare plastica in giro. Dei Supereroi.
- Aneddoti a riguardo?
Beh, se vuoi scendere nei dettagli…
Il direttore della fotografia, il Maestro Rivoire, durante un camera car fu pizzicato in fronte da un tafano. Ti racconto come andò.
Io e il mio copilota, il mitico Andrea Schiumarini (Mitsubishi Pajero V30, Ep.03-S1), stavamo conversando sulla sua esperienza nella Dakar. Il Maestro Rivoire era a bordo del 4x4 che ci precedeva e ci stava riprendendo con la telecamera mentre percorrevamo un rettilineo. Ad un tratto, io e Schiuma fummo interrotti nei nostri discorsi dalla triste scena che vedeva protagonista il Maestro e il furtivo insetto infingardo.
Dopo ripetuti colpi di clacson per avvertirlo del salasso in corso, finalmente il Maestro Rivoire uscì dalla sua concentrazione imperturbata, quasi catatonica. Staccò gli occhi dalla macchina da presa e, vedendoci gesticolare in modo concitato, intuì che quei nostri comportamenti non facevano parte della scena. Decise allora di toccarsi il viso e così, involontariamente, scacciò la mosca cavallina che banchettava sulla sua fronte e che, ormai satolla, aveva preso il colore e le dimensioni di un Salamino Beretta. Il Maestro concluse la produzione con un sopracciglio gonfio che ricordava alla lontana le fattezze di Quasimodo, il noto gobbo di Notre Dame.
- Come e perché hai scelto i 4x4 candidati a diventare la tua Pamela Anderson?
Perché erano i 4x4 che avevo potuto vedere all’opera durante le uscite come copilota insieme al Team Reggio Fuoristrada, i miei iniziatori.
- A proposito di Pamela, perché il tuo fuoristrada ideale che stai cercando nella serie lo hai chiamato Pamela Anderson?
Il nome che scegli di dare alle cose che ami è qualcosa che senti dentro. Talvolta non c’è una spiegazione razionale. E poi a quella Dea dobbiamo tutti tantissimo.
La volontà dei fuoristradisti di riequilibrare la partita tra chi promuove il Mondo del Off-Road e chi lo demonizza
- Una delle cose che più mi ha incuriosito guardando Mud War è stato il fatto che i fuoristradisti, conosciuti per essere gelosi del loro 4x4, ti hanno permesso di guidare in offroad il loro amato fuoristrada. Come ci sei riuscito?
Sicuramente hanno contribuito tanti fattori. Uno tra tutti potrebbe aver fatto la differenza: la volontà dei fuoristradisti di riequilibrare la partita tra chi promuove il Mondo del Off-Road e chi lo demonizza.
“L’impatto ambientale del particolato primario e secondario relativo ai veicoli leggeri e moto è del 9%.” (ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale - Elaborazione da National Sector Emissions). Imputare ai Fuoristradisti l’epiteto di distruttori dell’ambiente sfruttando il tema delle emissioni è quindi matematicamente inesatto.
I fuoristrada, percorrendo le strade di montagna, le tengono aperte. Diversamente nel giro di qualche anno le perderemmo e di fatto sono un patrimonio italiano. Inoltre i Club di 4x4 le puliscono da rovi, alberi caduti e rifiuti di ogni sorta. Essi supportano gli enti statali durante emergenze come terremoti e esondazioni di fiumi. Promuovono il turismo, la divulgazione culturale e l’economia dei centri urbani a cui si appoggiano per i raduni e gli eventi. Sono ligi all’etica ambientale e intransigenti nei confronti di chi condivide la loro passione ma viene meno al buon senso ecologico e civico. Portano avanti tutto questo a loro spese e senza alcun supporto.
La condizione di “cattiva fama” è vissuta a pari merito dagli Enduristi. Paradossalmente pure chi pratica mountain bike subisce pressioni. Insomma, il Popolo del Fango è una comunità appesantita da disinformazione e congetture che, secondo me, meritava, se non un riposizionamento mediatico, almeno una presa di coscienza da parte del pubblico televisivo.
Poi, parliamoci chiaro, qualche “scoppiato” si trova anche lì. Ma se non fosse stato su un 4x4, un enduro, una mtb o un cavallo, te lo saresti ritrovato in coda dal panettiere.
I Mud Warriors non hanno mai avuto a disposizione strumenti mediatici come la televisione per poter divulgare la reale versione dei fatti. Credo quindi che a motivare i proprietari dei veicoli, oltre all’amore per il fuoristrada, le convinzioni personali e il mio indiscutibile fascino magnetico, sia stata anche la volontà di raccontare l’Off-Road per ciò che è veramente.
- Hai qualche aneddoto a riguardo?
Non di particolari. I fuoristradisti erano tutti entusiasti, accomodanti, rispettosi e, all’occorrenza, ignoranti!
Da ognuno di loro ho imparato moltissimo. È stato come frequentare una Mud Academy
- Tornando ai proprietari dei 4x4 che hai guidato, come è stato averli al tuo fianco? Che rapporto si è creato con loro durante le riprese?
È stato come mettere un piede all’interno della loro Batmobile. Il rapporto di complicità creatosi durante le uscite è stato semplicemente spettacolare. Eravamo un pilota solo.
Da ognuno di loro ho imparato moltissimo. È stato come frequentare una Mud Academy.
- Come hai trovato i tuoi compagni di avventura di ogni puntata?
Tante telefonate, tanti aiuti, tanti amici di amici.
Giuro davanti agli Dei dell’Off-Road… ah no! Aspetta, ho già giurato. Ecco, questa è un’altra delle cose che eventualmente spiegherei nel libro.
Mi ha cambiato la vita: i 4x4 provocano dipendenza!
- Passando invece a te come pilota, parlami di questa tua esperienza.
Mi ha cambiato la vita: i 4x4 provocano dipendenza! Ho voglia, anzi bisogno, di altro Off-Road.
Desidererei moltissimo prendere parte a qualche gara di 4x4. So bene di avere ancora tantissimo da imparare, però apprendo in fretta!
-Come è stato guidare un mezzo non tuo?
È stata una scuola di ascolto. Dovevo fare esattamente ciò che i copiloti mi dicevano. Ho imparato a fidarmi ciecamente di chi siede al mio fianco.
-Aneddoti a riguardo?
In questo caso gli aneddoti sono stati tutti trasmessi.
- Nelle 6 puntate sei hai guidato differenti 4x4. Con quale ti sei trovato più a tuo agio?
Erano stili di guida e terreni completamente differenti. Di conseguenza i Test Drive erano imparagonabili. Più che altro ho avuto modo di farmi un’idea generale sui limiti e i punti di forza delle diverse vetture rapportati agli allestimenti. Sono certo che gli spettatori di Mud War, nel vedere i Test Drive dall’esterno, avranno sicuramente colto innumerevoli aspetti che definiscono ognuno dei leggendari 4x4 mostrati fino ad oggi nella serie.
Quindi, in rapporto ai fuoristrada che ho affrontato e al percorso scelto dai copiloti, posso dire di essermi trovato a mio agio con tutti i veicoli.
- Quale ti ha impegnato di più?
Sono stati tutti impegnativi.
- E quale ti ha più emozionato?
Sono stati tutti emozionanti.
In ogni puntata c’è stato quel momento preciso in cui ho pensato: “Oh ca**o!”
- Passando alla guida in fuoristrada, quale è stata la situazione più difficile in cui ti sei trovato?
In ogni puntata c’è stato quel momento preciso in cui ho pensato: “Oh ca**o!”
Nella prima puntata, quando mi hanno calato con il verricello giù dal panettone.
Nella seconda puntata è stato durante la terza prova. Eravamo quasi appoggiati su un fianco in un brutto laterale col Defender in twist e in salita vertiginosa (e dovevo urgentemente andare in bagno).
Nella terza puntata da quando sono salito sul Mostro della Dakar a quando sono sceso.
Nella quarta puntata, quando il Defender di Daniel stava finendo giù per la scarpata, mi si è gelato il sangue.
Nella quinta quando durante l’ultima prova ci siamo messi sul fianco ed il potente piede di Armandino ha salvato me e il mio copilota.
Nella puntata sei, quando io e l’ingegner Farina abbiamo affrontato la fangaia finale. Però è stato epico!
Rudy Briani umanamente e professionalmente è un mito
- L'amico Rudy Briani, che non ha bisogno di presentazioni, è stato il tuo "maestro" di guida Off-Road. Parlami di questa esperienza.
Rudy Briani umanamente e professionalmente è un mito. Non si è limitato a spiegarmi come affrontare tecnicamente gli ostacoli ma mi ha preparato psicologicamente a ciò che mi sarei trovato davanti durante le prove.
È stato severo ma giusto, come il maestro Shifu in Kung fu Panda.
- Oltre all'aspetto del fuoristrada praticato, credo che ad ogni fine puntata hai trovato e mostrato la "Pamela Anderson" del fuoristradista... l'aspetto conviviale che il vero legame è motore di ogni appassionato di Offroad. Mi interessa molto l'aspetto umano del fuoristrada; che persone hai trovato, che legami sono nati?
Ho trovato temibili distruttori dell’ambiente!!!
Ovviamente sto scherzando. Ho trovato persone altruiste e amanti della natura, della cucina tipica, delle tradizioni montanare, dei motori e che parlano in dialetto alla radio CB. Con tutti i proprietari è nato un legame indissolubile e con alcuni membri dei diversi gruppi un’ignorantissima amicizia.
Mud War – A Prova di Fango ha portato in televisione il vero fuoristrada
- Un pregio di Mud War è che sei riuscito a portare in televisione il vero fuoristrada, i veri fuoristradisti e le vere emozioni di questa disciplina. Non è facile abbinare le esigenze televisive ed il fuoristrada vero; come ci sei riuscito?
Grazie a tutte le persone e le realtà che hanno operato e messo a frutto le proprie energie, esperienze e capacità per la realizzazione di Mud War - A Prova Di Fango. Da soli si fa poco: è la squadra a fare la differenza.
- Dopo aver girato Mud War, cosa ti è rimasto a livello di esperienze, emozioni e ricordi?
Tantissime cose difficilissime da esprimere a parole. Soprattutto la voglia matta di fare la seconda stagione.
- Prima di salutarti e ringraziarti per la tua disponibilità, e senza spoilerare troppo, ci sarà una seconda edizione di Mud War?
…Anche gli Dei dell’Off-Road stanno muovendosi al fine di concretizzarla.
Per concludere questa intervista con Luca Traina, mi è sembrato doveroso registrare anche le impressioni del “maestro Shifu” al secolo Rudy Briani
Pilota, navigatore, istruttore e organizzatore di eventi. Tutto questo e molto di più è Rudy Briani che per dirla tutta è un vero appassionato e professionista del mondo dell’offroad e dei motori.
Nel mondo del fuoristrada tutti conoscono Rudy ed è stato un vero piacere vederlo in Mud War nella veste di istruttore per preparare Luca Traina alle imprese che in ogni puntata lo aspettavano.
Per dare completezza a questa intervista con Luca ho voluto registrare anche le impressioni di Rudy; eccole!
- Come è avvenuto l'incontro con Luca Traina e come è nata la tua partecipazione a Mud War?
Un giorno Luca mi ha telefonato perché voleva sapere se lo potevo formare alla guida di un fuoristrada. Mi ha inondato di idee e programmi ed ho accettato perché “trasudava passione” per il 4x4.
- Sinceramente, Luca è stato un buon allievo?
Si, in pochi giorni siamo riusciti a fare dei grandi passi avanti, lui era totalmente acerbo quindi siamo partiti da zero ed é migliorato velocemente. In certi momenti ha prevalso il suo istinto e qualche emozione di troppo ma era ok, é Luca!
- Quale è il segreto per insegnare in poco tempo la guida offroad a chi è a digiuno di fuoristrada?
Abbiamo cercato sfruttare solo la parte pratica andando direttamente sugli ostacoli classici che si incontrano nei tour in 4x4. La formazione é stata quindi centrata sulle effettive manovre di base.
- Nell'intervista Luca dice: "Non si è limitato a spiegarmi come affrontare tecnicamente gli ostacoli ma mi ha preparato psicologicamente a ciò che mi sarei trovato davanti durante le prove". Quanto è importante l'aspetto psicologico nella guida in fuoristrada?
É molto importante perché se durante la guida prevale l’istinto alla tecnica diventa pericoloso in quanto, con molta probabilità, si commette un errore o un eccesso di fiducia che può creare problemi. Quando guidi per la prima volta su un ostacolo provi sensazioni nuove che devi metabolizzare, quando rifai lo stesso per la seconda volta diventa più facile perché il tuo cervello é già preparato.
- Cerdo che concorderai con me che Mud War è riuscito a mostrare il vero volto del fuoristrada italiano. Secondo te, quale è stata la ricetta vincente?
Si, a me é piaciuto molto il programma perché ha mostrato quanta passione per il 4x4 e per la natura c’é all’interno di un club organizzato e serio.
La ricetta é stata gustosa perché ha “semplicemente” raccontato come ci si può divertire in compagnia vivendo la natura e “giocando” con i propri 4x4, più o meno preparati. Del resto la differenza tra un uomo e un bambino é solo il costo dei suoi giocattoli...
- Chi ti conosce bene, sa che dietro a molti programmi TV dove è prevista la guida in fuoristrada ci sei stato tu come istruttore. Come è stato passare da dietro le quinte ad essere parte integrante del programma?
Per me é sempre un piacere quando il “mio mondo” del fuoristrada e dei viaggi avventura viene promosso al pubblico della TV. Raccontare la bellezza dell’Italia attraverso le escursioni (regolari e nelle regole) é un valore importante per chi ama il fuoristrada, come me, da sempre.
- Credi che questi tipi di programmi possano migliorare nel grande pubblico, che non è fuoristradista, la percezione negativa dell'offroad?
Si anche se non é facile scardinare pregiudizi basati sul pensiero che un 4x4 non é compatibile, a prescindere, con la natura.
Se posso, mi innervosisce quando trovo persone che fanno centinaia di km in auto per andare a camminare 10 minuti in montagna e, quando ci vedono passare sugli sterrati ci guardano (e non solo) come devastatori o “inquinatori”. Solitamente un club non fa nemmeno 30 km in un giro domenicale quindi di certo é più d’impatto chi dalle grandi città guida per ore solo per mettere il naso tra i sentieri. Inoltre i fuoristradisti solitamente puliscono le strade dagli alberi caduti e rispettano l’ambiente.
Purtroppo, soprattutto nei più giovani, sta nascendo questa mania per le preparazioni estreme che, unita alla poca conoscenza delle regole e delle leggi, a volte combinano qualche guaio.
- Ti rivedremo ancora al fianco di Luca Traina nella prossima stagione?
Mi farebbe molto piacere, di idee ne abbiamo molte, vedremo.