Tutti conoscono Nicola Bianchi non solo per essere il promotore dell’XTC 4x4 ma per esse in primis un vero appassionato di questo sport che si è messo più volte in gioco scendendo in campo per servire questa grande passione.
Foto e testo di Paolo Baraldi
In questi ultimi anni ho trascorso infinite e piacevoli ore al fianco di Nicola Bianchi. Prima di questa mia esperienza professionale conoscevo unicamente il “personaggio Bianchi”; ora, dopo essere stato al suo fianco nei lunghi trasferimenti in auto, sui campi di gara ed in moltissime altre occasioni, posso dire di aver avuto il piacere di conoscere la “persona Nicola”. Nel panorama fuoristradistico italiano, tutti conoscono Nicola Bianchi non solo per essere stato il promotore dell’XTC 4x4 ma per esse in primis un vero appassionato di questo sport che si è messo più volte in gioco scendendo in campo per servire questa grande passione. Il prossimo anno, l’XTC 4x4 festeggerà i suoi 10 anni di attività; come giornalista e come persona ho sentito la necessità di realizzare questa intervista esclusiva con Nicola non solo per aprire le celebrazioni di questo importante anniversario ma anche, e forse più importante, per far conoscere a tutti gli offroader italiani l’uomo che spesso viene messo in secondo piano dal ruolo di organizzatore.
Nicola Bianchi, una passione per il fuoristrada nata da bambino
Nicola, apriamo questa intervista con la classica domanda di rito: quando e come é iniziata la tua passione per il fuoristrada?
E’ iniziata a 8-9 anni con una vecchia Jeep Commando arrivata in famiglia di terza mano….poi il salone del fuoristrada di Torino, le letture spasmodiche di riviste che ahimè non esistono più come “Primaridotta”, “4x4 Italia” “Auto&Fuoristrada” che divoravo avidamente e rileggevo continuamente.
Come hai passato questi primi momenti di passione? Raduni, club ecc
Nel 1988, patente e prima macchina: la Panda 4x4 Steyr Puch…. quasi inarrestabile. Nel 1989 la prima Land, un 90 TD e con quello mi sono avvicinato ai raduni tramite il mitico club “The First Land Rover Club Italia” di Torino. Con loro ho girato l’Italia in lungo e in largo, tracciando road book e divertendomi. Abbiamo creato il “Coast to Coast”, la prima traversata dal Tirreno all’Adriatico per Land Rover. Poi nel 1995 con altri dieci amici abbiamo fondato il club “Varese Off Road” che si è subito distinto per l’organizzazione di vari raduni internazionali, con partecipanti dall’Inghilterra e dalla Germania, frutto di contatti ed amicizie sviluppate durante i miei giri in mezza Europa.
Hai anche partecipato a gare? Quali?
Ho iniziato con qualche garetta di Tral (Trofeo Regionale Amatoriale Lombardo), un paio di apparizioni nel Challenge e qualche gara di trial. Poi la svolta, con la macchina preparata sempre più pesantemente. Due gare che mi sono rimaste in mente: il Tim Webster Trophy in Inghilterra e la Dresden-Breslau nel 2004. La prima era molto particolare: una gara estrema, tre giorni in mezzo al bosco durante la quale bisognava essere completamente autosufficienti, e nei punti impegnativi, non si poteva agganciare il winch ad alberi vivi! Si doveva usare ancore da terra o uno speciale “uncino” chiamato “tree anchor hook” che veniva infilzato nei ceppi degli alberi tagliati. Riuscimmo a terminare la gara senza danni, già un gran risultato!
La più bella esperienza o ricordo in gara?
Breslau, rettilineo lunghissimo in mezzo ai campi carri…. in lontananza un puntino isolato…. ci avviciniamo a circa 80 km/h e scorgiamo una persona di una certa età ferma, con le mani raccolte dietro la schiena, in attesa ai margini della pista. Prima ancora di renderci conto, arrivati in prossimità dell’uomo ci infilammo in un avallamento nascosto che ci fece letteralmente volare. Fortunatamente l’atterraggio fu senza conseguenze, ma imparammo una regola molto importante, che sarebbe stata utile nei giorni seguenti: la presenza di persone lungo il tracciato segnala sempre ostacoli nascosti!
Vuoi parlarci del periodo FIF? Quando e perché hai deciso di scendere in campo con loro?
Bisogna tornare indietro fino al 1990. A quei tempi la Federazione era presente in forma massiccia sulle varie riviste di settore, unico sistema di divulgazione delle notizie, in mancanza di internet, e diretta da Nicola Bonetti, un Segretario efficiente e coinvolgente capace di creare un forte senso di aggregazione legando attorno ad una passione comune persone molto diverse tra loro. Questa caratteristica era inoltre acuita nel gruppo degli Istruttori, in cui entrai molto giovane, nel 1993. Seguii le alterne vicende dei Consigli e degli avvicendamenti di Presidenti e Segretari fino al 2007 quando venni eletto nel direttivo per il quadriennio 2007-2011.
Nasce l'Extreme Trophy Challenge
In quel periodo se non sbaglio é nato l'XTC 4x4; da che idea? E come mai hai scelto proprio l'estremo?
Sì, l’idea era già in mente da molto tempo, la scelta dell’estremo fu dettata dalla mia passione per il tipo di fuoristrada che mi piace fare, ovvero la ricerca di arrivare laddove la sola aderenza delle ruote sul terreno non è fisicamente in grado di farti arrivare. Aspettai di essere nel consiglio della Federazione per sviluppare e portare avanti personalmente il mio progetto. Ricordo che lessi una relazione riguardante l’idea del neonato XTC e trovai una fredda approvazione da parte di tutti i presenti. Nessuno ci credeva a parte me ed il manipolo di amici Istruttori che hanno composto il primo Staff: Andrea, Maurone, Rudy, Liborio, Massimo. D’altronde il settore dell’estremo non era mai stato preso in considerazione dalla Federazione nei suoi primi 35 anni di vita.
Terminato il periodo FIF, se vuoi dirci perché, hai portato avanti con successo l'XTC: cosa ti ha spinto a continuare?
Beh è semplice: mi anima la volontà di voler portare avanti una propria “creatura” al di là di tutte le difficoltà che possano esserci, il senso di gratitudine verso tutte le persone che hanno creduto in me e nell’XTC in questi anni, siano esse collaboratori, sponsor o partecipanti e la ricerca continua di un miglioramento, anno dopo anno.
L'XTC 4x4 negli ultimi anni si é attestato come il più importante e seguito campionato italiano di estremo. Quale é la ragione di tanto successo? Ti adegui alle mode o cerchi di tenere un tuo stile?
Si cerca sempre di fare il massimo sforzo possibile per fare divertire tutti. Per quanto riguarda lo stile, le prove XTC hanno una caratteristica fondamentale: nell’arco di ogni tappa gli equipaggi ritrovano la prova a loro più congegnale, in quanto le prove sono disegnate pensando alle caratteristiche di tutti i partecipanti senza privilegiare nessuno. Vi sono speciali in cui si evidenzia l’escursione delle sospensioni, altre dove è importante la stabilità del veicolo, od al contrario l’altezza da terra, la potenza del motore, l’agilità della vettura, ecc. Mantenendo questa linea guida cerco poi di accontentare i piloti tenendo presente le loro esigenze che al momento riguardano la possibilità di guidare più a lungo. Altro aspetto importante, è il continuo confronto con i partecipanti per migliorare anno dopo anno il Regolamento. Generalmente vengono fatte due riunioni, una alla ultima tappa, l’altra in occasione della fiera di Carrara per definire le modifiche della nuova stagione. Successivamente viene pubblicata una versione provvisoria, ed in mancanza di ulteriori consigli/suggerimenti, dopo un mese diventa definitiva. Tutte queste cose penso siano importanti per dare un senso di serietà e che contribuiscano al successo dell’XTC.
Il mondo del fuoristrada e i 4x4 si evolvono sempre di più e velocemente; come fai a stare al passo coi tempi con il tuo campionato?
In effetti non è semplice! In 9 anni ci si è evoluti tantissimo in termini di preparazione dei veicoli e capacità tecniche di piloti e navigatori. I passaggi che una volta si facevano con winch o strop oggi si affrontano in sicurezza e naturalezza, e questo porta alla tendenza a voler usare meno il verricello, al contrario dei primi anni durante i quali si facevano prove da 40-45 minuti attaccati ai cavi. Oggi gli equipaggi vorrebbero prove lunghe, “estreme” ma guidate, senza troppo winch. Se consideriamo l’elevato numero di equipaggi in gara, il tempo massimo a disposizione e le caratteristiche logistiche e morfologiche delle location, non è facile trovare la quadratura del cerchio! Da un paio d’anni a questa parte abbiamo introdotto i gironi, ovvero alcuni percorsi ad anello da ripetere più volte, alternando pezzi più veloci ad altri molto tecnici. In questo modo si allungano notevolmente i tempi di guida, ma non è sempre possibile impostare una gara in questo modo, devono esserci le necessarie caratteristiche del terreno che permettano di imbastire un circuito del genere in piena sicurezza. Ci sono poi altre controindicazioni con le gare a gironi: eventuali rotture che costringono gli equipaggi a fermarsi saltando qualche giro condannano irrimediabilmente al fondo della classifica, cosa che difficilmente succede con le classiche prove singole. Ecco perché le tappe XTC, quando si prevedono i gironi, sono divise con un giorno di gara a prove singole.
Una definizione per "estremo"
Si usa spesso la parola "estremo", puoi darci la tua definizione?
Bisognerebbe abbandonare l’aggettivo “estremo” e trovare qualche altro idioma per identificare questa disciplina….comunque “estremo” applicato al fuoristrada secondo me identifica un settore nel quale le vetture per completare il percorso assegnato devono affidarsi all’utilizzo di alcuni accessori, specificatamente winch, strop, piastre, ancore e dove il navigatore assume una fondamentale importanza essendo parte indispensabile dell’equipaggio. Va da sé quindi che “l’estremo” in 4x4 è legato a doppio filo alla preparazione della vettura, per questo XTC è diviso in tre classi. In alcuni casi equipaggi molto preparati tecnicamente e con vetture superiori alla media del proprio gruppo riescono a superare gli ostacoli molto agevolmente, facendo apparire tutto molto facile, molto veloce e poco “estremo”… ma in effetti non è così! L’esperienza e la preparazione dei “top drivers” deve servire come stimolo agli avversari per migliorarsi.
Extreme Europe Challenge (EXC) ed XTC: un tentativo di organizzare la disciplina dell’estremo in Europa?
Sì, sicuramente. Anche se a parer mio la strada da intraprendere dovrebbe essere diversa. EXC non è un vero campionato ma la somma aritmetica di punteggi ottenuti partecipando ad alcune gare europee estremamente diverse tra loro che dà accesso ad una finale ancora diversa nella quale è in palio il titolo. Per parlare di “Campionato Europeo”, in ogni specialità sportiva, è necessario che le Nazioni abbiano il medesimo regolamento tecnico ed abbiano strutturato dei Campionati Nazionali. Non mi risulta che nessuna altra Nazione europea abbia un vero e proprio campionato di estremo…. correggimi se sbaglio sicuramente tu sei più al corrente di me su questo punto… Inoltre i regolamenti tecnici delle varie gare di “estremo” sono molto,troppo, diversi tra le varie Nazioni. La nascita di un vero e proprio Campionato Europeo quindi allo stato attuale è altamente improbabile. L’impostazione odierna non ha raggiunto i risultati che ci si attendeva: nelle due gare italiane valevoli per il circuito europeo la presenza numerica estera rispetto allo scorso anno è stata di una unica macchina in più. Gli stranieri non si sono mossi per venire in Italia, così come gli italiani non si sono sobbarcati lunghissime ed onerose trasferte estere in giro per l’Europa. A conferma di questa analisi ci sono i numeri che parlano: dal sito ufficiale 14 sono gli iscritti, di cui 12 piloti XTC e 2 stranieri. In sostanza la finale EXC 2016 sarà al quasi totalmente italiana e per i prossimi anni, quando la finale sarà giocoforza in altre Nazioni, se gli italiani scegliessero di non spostarsi chi parteciperà? Le strade da intraprendere perciò sarebbero due: la prima, una gestione unica di varie gare europee con lo stesso regolamento, come fa Ultra4 Europe, ma questo richiede una organizzazione professionistica ed elevatissimi costi in termini temporali ed economici per i teams; la seconda creare un comitato europeo stile “Eurotrial” che proponga ogni anno una manifestazione unica, chiamiamola ”Euroextreme”. Questa è la mia idea che sto cercando di proporre già da qualche anno. Forse ci stiamo avvicinando all’obiettivo, rimangono alcuni scogli da superare.
Con il dilagare dello stile Ultra4 e con il successo europeo dei Trophy come il Croazia e la Breslau hanno ancora senso le gare di estremo? Perché?
Sì, hanno ancora senso per svariate motivazioni. Primo, poiché poche persone in Italia possono permettersi il lusso di prendersi 10 giorni di ferie per partecipare a gare come il Croazia e la Breslau, con costi anche superiori a quello di un intero anno XTC ed inoltre spalmati in pochi giorni rispetto ai sette mesi di campionato. Ed infatti i bassissimi numeri degli iscritti italiani a queste gare parlano chiaro. Secondo, perché una vettura preparata per le gare tipo Croazia, Breslau, Wild Boar Valley, ecc è sostanzialmente anzi direi totalmente diversa da una preparata per gare di estremo di due giorni, quindi voler aspirare non dico alla vittoria ma anche solo a ben figurare comporta una riprogettazione del veicolo con tutto ciò che ne consegue. Alla luce di questi due punti guardo anche con interesse il circuito Ultra4 che giudico la “formula 1 del fuoristrada”, un laboratorio tecnologico molto stimolante ma con costi proibitivi per i comuni mortali. Terzo, la visibilità mediatica e quindi il riscontro in termini pubblicitari che ha XTC anche fuori dai confini nazionali può essere sfruttato dai concorrenti per cercare sponsor, compito molto più arduo partecipando solo a gare internazionali anche molto blasonate ma con minore evidenza nella nostra penisola.
Come si traccia una prova speciale?
Con tanta fatica e tanti km percorsi a piedi, provando e riprovando i vari passaggi, con una attenzione particolare all’aspetto della sicurezza. Immedesimandosi negli equipaggi, immaginandoli impegnati nei passaggi difficili e valutando così tempi medi e massimi delle singole zone. E quando ci sono equipaggi nuovi di cui non conosciamo potenzialità ed esperienza l’attenzione al percorso raddoppia ed i margini di sicurezza crescono anche a costo di eliminare qualche passaggio più tecnico.
Come si coniuga la sicurezza con “l’estremo”?
In qualsiasi settore, non solo automobilistico, lo sviluppo della sicurezza cresce di pari passo con le esperienze acquisite. Di per sé “estremo” in 4x4 non deve legarsi automaticamente all’aggettivo “pericoloso”. Da anni XTC è in prima linea nel settore della sicurezza. Al di là di roll bar e cinture siamo stati i primi ad imporre l’uso delle tute (chissà perché mai considerato in questo campo!), l’impianto di estinzione obbligatorio per i motori a benzina e le valvole per impedire la fuoriuscita di liquidi infiammabili. Cerchiamo di risolvere problemi che nessuno si è mai posto. Ad esempio, le rotture dei cavi possono essere molto pericolose. Grazie ad una intuizione di Tommaso Nozzolini (noto navigatore in questa specialità, nonché valente Vigile del Fuoco) abbiamo introdotto la “rondella” da applicare sui cavi winch per evitare che il gancio durante il recupero si incastri nella bocca guida cavo in alluminio provocando delle abrasioni che durante i successivi usi vadano ad incidere il cavo tessile diminuendone la portata. Dalla introduzione di questa norma abbiamo ridotto del 90% le rotture dei cavi. Attualmente stiamo lavorando sulla diminuzione del rischio di intrusione accidentale di elementi esterni, principalmente rami, nell’abitacolo. Contrariamente a quanto si possa pensare, non è un problema di facile soluzione “blindando” gli abitacoli, in quanto va garantita e preservata la possibilità di evacuazione nel più breve tempo possibile.
Parlaci dello Staff dell’XTC…. qualche aneddoto al di là della ovvia importanza della presenza di persone fidate sul campo di gara.
Lo Staff si è formato nel tempo. Si sono create amicizie che si basano sulla condivisione di momenti unici, fatti di fatica, sudore, apprensione e gratificazioni nel vedere il gradimento dei partecipanti alla manifestazione. Abbiamo condiviso emozioni che hanno cementato i rapporti di affetto anche a distanza di centinaia di km. Ognuno di noi ha i propri pregi e difetti che abbiamo imparato ad accettare. Come in una grande famiglia c’è chi è puntuale, chi è perennemente in ritardo, chi lavora fino a notte ma non si alza presto e chi si alza all’alba ma crolla alle sei di pomeriggio…. chi oserebbe di più e chi di meno, chi è portato a fare le classifiche ma non a tracciare, chi è più atletico e chi meno. Al di là del lavoro “sul campo” ci sono poi i lunghi “brainstorming” serali che servono ad analizzare la giornata, a preparare quella successiva e a capire eventuali criticità.
Ricordi ed emozioni da organizzatore
Per te quale é il momento più impegnativo anche emotivamente durante una gara?
L’ultima ora di gara, di entrambe le giornate. Come si dice nello sci, dove statisticamente è l’ultima discesa il momento durante il quale si registrano i maggiori infortuni, anche nella nostra disciplina la fatica, il calo di attenzione da parte di tutti sono gli elementi che aumentano il rischio che qualche cosa vada storto.
E il più bello?
Il sorriso degli equipaggi stanchissimi ma contenti.
Raccontaci il ricordo più bello che hai dopo tanti anni di XTC?
A livello emozionale i ricordi sono legati alle amicizie e ai rapporti personali che si sono creati, dallo Staff ai concorrenti. Per quanto riguarda tecnicamente direi la gara in Corsica dove abbiamo costruito una teleferica per fare passare le macchine sul fiume sospese nel vuoto: un passaggio emozionante, assolutamente diverso dal solito e allo stesso tempo comunque tecnico.
Traccia un bilancio dell’XTC, e come vedi il futuro dell'XTC 4x4?
Siamo partiti con un vero e proprio salto nel buio nel 2008, e siamo arrivati a portare un pezzo di Italia anche fuori dai confini, con due gare in Corsica. Quest’anno abbiamo creato anche un Trofeo Regionale Sardegna che sta andando veramente alla grande grazie all’impegno dei club organizzatori che ringrazio vivamente: il 4x4Club 7 Fradis, La Campagnola del Marghine e Gorroppu Extreme 4x4.
Per quanto riguarda i piloti e i navigatori italiani credi che siano competitivi anche all'estero?
Certamente! A livello tecnico penso che possiamo ritenerci dei punti di riferimento, abbiamo di che insegnare agli altri equipaggi stranieri, soprattutto sul fronte del corretto uso del winch e delle strop. Per quanto riguarda i veicoli, specialmente tra i prototipi, nell’XTC concorrono esemplari unici americani ed italiani.
Il veicolo perfetto... esiste?
Come giudichi il livello tecnico delle vetture? Qual è a tuo avviso il prototipo più performante per questo tipo di gare?
Guarda, sono convinto che in Italia ci siano fior fiore di preparatori ed anche di costruttori entrambi con grande esperienza. I primi sanno adeguatamente scegliere e montare gli accessori e le parti meccaniche più affidabili e performanti presenti sul mercato ed anche proporre modifiche “home made” di altissimo livello; i secondi creano da zero prototipi che nulla hanno da invidiare rispetto ai più blasonati nomi americani, col vantaggio della reperibilità immediata di eventuali ricambi. Comunque anche la preparazione “fai da te” si è raffinata nel corso degli anni ed ha raggiunto un buon compromesso costi/prestazione. Se dovessi commissionare un prototipo oggi sceglierei una soluzione a quattro ruote indipendenti e sterzanti, riduzione ai mozzi, motore centrale e verricello idraulico. Penso che potrebbe essere competitiva trasversalmente, dall’Ultra4 alle gare tipo XTC.
Ringraziandoti per la disponibilità, cosa vorresti dire a chi vuole iniziare a gareggiare nell'estremo?
Direi di approfondire la lettura del Regolamento in modo da capire esattamente in quale categoria partire in funzione della preparazione della propria vettura. E poi semplicemente…. partecipare divertendosi e prendere spunto dagli equipaggi più “navigati”.