“Quando guido devo sempre avere sott'occhio il marchio Land Rover”, parole che rivelano tutta la passione di Paolo ROJ Turinetti per Land Rover; passione che è diventata un vero e proprio stile di vita e che vi racconto in questo articolo.
Foto e testo di Paolo Baraldi
Andare in quel di Torino per parlare di auto potrebbe essere scontato ed invece non è assolutamente così è se continuate nella lettura capirete perché!
Appena arrivato nel Piossascoshire, come il nostro protagonista chiama il luogo in cui abita, mi immergo quasi per incanto in un’ambientazione tutta British e quasi d’altri tempi. Paolo Turinetti, per gli amici Roj dalla targa di un series III 109 station wagon, ci accoglie con un sorriso che a fatica cela la sua gioia ed emozione di poter parlare di Land Rover. Ma sentiamo dalle sue parole come è nata questa profonda passione.
Paolo Turinetti racconta il suo amore per Land Rover
“Dire come e' nata in me la passione per il marchio Land Rover è difficile da spiegare. Forse ne sentivo parlare da mio papà quando ero piccolo, forse ho sognato davanti ai film della mitica leonessa Elsa di Nata Libera, non so bene. Di certo Land Rover ha sempre evocato in me l'avventura in terre lontane. Quel che posso dire è che trent'anni fa (era il 1985) acquistammo per lavoro un fuoristrada che ci permettesse di muoverci per strade innevate o per cantieri e questo fu un.....Toyota BJ40 3000 diesel. Devo dire gran macchina, aveva il gancio e quell'anno andammo anche in ferie con la nostra roulottina. Bellissima esperienza in Corsica, dove il Toyota ci permetteva ovviamente di raggiungere spiagge e calette solitarie (allora c'erano). L'anno dopo comunque il tarlo Land Rover cominciò a farsi sentire e decidemmo di acquistare un Novanta diesel aspirato nuovo. Da poco era stato introdotto il nuovo modello che dava seguito alla "series 3" rimasta in produzione fino all'83. Devo dire che in confronto al Toyota era decisamente lento e scarso di cavalli ma forti della nostra giovinezza, con mia moglie quell'anno andammo dopo solo un mese dall'acquisto in ferie in Ungheria, sempre trainando la nostra fida Adria Superleggera. Sta di fatto che per quanto fosse bello il Novanta era troppo "fermo" e da li a pochi mesi decidemmo di sostituirlo con il più' performante modello Turbo che nel frattempo era entrato in produzione . Altro non era che il vecchio 12J aspirato dotato di turbina Garrett ma il nuovo motore che assunse il nome di 19J era davvero un'altra cosa. Siamo nel 1987 e quell'anno dopo un viaggio di più di 7000 km in Norvegia e numerosi raduni fatti nei dintorni, il Land Rover era per noi diventato un mezzo insostituibile. Ancora un viaggio di più di 6.000 km "circumnavigando" la penisola iberica e tanti chilometri fatti quotidianamente fino a alla fine degli anni ottanta. Nel 90 la nascita di nostra figlia, l'acquisto di un camper per viaggiare più comodi (ma vuoi mettere arrivare ai ghiacciai norvegesi in Land...), la fine delle partecipazioni ai raduni...... e piano piano il Land fu accantonato fino a quando nel 1995 fu venduto in permuta per una utilitaria per la famiglia!!!!"
"Nel 1998, andammo in ferie in Irlanda, passando ovviamente per l'Inghilterra mi venne voglia di vedere il museo dell'Heritage a Gaydon e venuti a conoscenza di una mega fiera di automobili vintage nei dintorni di Coventry visitammo anche quella, risultato: arrivati a casa avevo solo una cosa in mente, ricomprare un Land Rover. Dopo una breve ricerca la scelta cadde ancora su un datato 19J del 1988, sebbene a quel tempo fossero già usciti sul mercato i più affidabili e performanti 200 e 300 Tdi, a me piaceva quel modello che mi ricordava i tanti bei momenti trascorsi. Da li è cominciata credo la vera passione per il marchio, dopo poco mi sono imbarcato nella prima avventura con una Series, avventura nel senso che una volta trovata su un annuncio una vecchia Serie uno del 1957 e inconsciamente averla acquistata ci vollero poi ben sei anni di faticoso e "doloroso" restauro prima di poterla guidare. Oggi e' facile con internet, il Registro Storico Land Rover, i contatti con mezzo mondo, ma allora anche se parliamo di soli 15 anni fa non era proprio cosi, almeno non per me. Il protrarsi del restauro fu la "causa" dell'acquisto di altri due mezzi, prima un Series 2A Half Ton, e poi con una fortuna sfacciata che quasi bussò alla mia porta una Serie 3 109 pollici station wagon super accessoriata e ferma in un capannone da 27 anni con appena 4016 km . Da li in poi fu tutto un susseguirsi di avvenimenti con ritrovamenti vari, con la nascita del LRRSI e dunque con l'orizzonte che d'improvviso si è spalancato su un mondo così affascinante ed inimmaginabile soltanto qualche tempo prima. Da passione a "malattia" il passo è stato breve e oggi siamo in tanti a condividere questa passione che è davvero molto contagiosa. Nel 2009 ho dovuto per questioni di "euro 0 inguidabile in città" sostituire il mio mitico Ninety con una piu' "ecologica" ma devo dire anche comoda e polivalente 110 Td4, l'auto di uso quotidiano perchè quando guido io devo sempre avere sott'occhio il marchio Land Rover !!!!!!”
Questa grande passione, emerge con forza appena metto piede nel garage-museo di Paolo dove oltre ad essere ben parcheggiate le varie Land Rover troviamo un’infinità di cimeli, ricordi di raduni e modelli. Si perché Roj se non è alle prese con un restauro, ama realizzare e collezionare le sue amate LR anche in scala ridotta. Se questa non è vera passione, non so cosa possa essere altro… forse una sana “malattia”, come la definisce Turinetti, che è molto contagiosa.
Paolo Turinetti mi saluta con un paio di aneddoti interessanti
Passare una giornata con Paolo Turinetti per fotografare la sua collezione è come immergersi in un altro mondo. Non tanto per l’emozione di vedere tanti Series ed il Discovery del Camel Trophy 1997 così ben tenuti ma per la gioia con cui il mio amico mi racconta ogni sorta di aneddoto legato ai vari modelli ed anche alla leggenda-storia che circonda il noto marchio britannico.
"Leggenda che dice che la maniglia d’apertura degli sportelli funzionasse verso l’alto per evitare che i leoni africani potessero aprire le porte appoggiandosi con le zampe o come quella che in Australia la mascherina in plastica della Serie III fu criticata e poi sostituita con una in ferro perché non la si poteva usare per grigliare la carne durante le uscite nel deserto".