· 

Tributo a Nino Cirani

Chi non conosce Nino Cirani? Cirani è stato un “pioniere“ dei viaggi in 4x4 ed ha rappresentato per i fuoristradisti di tutti i tempi una pietra miliare, un punto di riferimento a cui ispirarsi! Cirani è nato a Modena nel 1926 ed è crescito a Milano; laureatosi in architettura, ha coltivato molte passione (la bicicletta, la nautica e le scalate in montagna), ma prima di tutto è stato un grande viaggiatore ed un abilissimo fotografo (per decenni ha scattato immagini per conto della De Agostini, del mensile Quattroruote e di altre case editrici.

A cura della redazione sui testi di Paolo Solari Bozzi

Spesso, per descrivere una persona – lo fanno molti scrittori e giornalisti – si utilizza una definizione del vocabolario. Per descrivere Nino Cirani, credo non ci sia vocabolo migliore che quello di: "Pioniere".

 

Dice lo Zingarelli: Un pioniere è "chi per primo si dedica con coraggio e abnegazione a nuove scoperte o ricerche, aprendo agli altri nuove terre, nuove vie, nuovi metodi di studio, ecc.". Ecco, pensando a come caratterizzare quel che Nino è stato per molti di noi, mi è venuta spontanea questa definizione: "pioniere".

 

Al di là delle note biografiche che molti di noi conoscono (nato a Modena nel 1926, cresciuto a Milano, architetto, passione della bicicletta, della nautica e delle scalate in montagna) possiamo affermare che Nino Cirani è stato uno dei più avventurosi e uno dei primi viaggiatori dell’epoca moderna. A partire dal 1957, col suo primissimo viaggio in 600 fino a Capo Nord, Cirani ha sviluppato una tecnica di preparare e poi affrontare i viaggi unica, che ha fatto scuola per una schiera di appassionati dei raid in macchina. Questo modo di viaggiare, non di fare il turista beninteso – che è altra cosa – Nino l’ha affinato soprattutto a bordo delle sue numerose Land Rover, sul mitico modello a passo lungo, quello che è "Land Rover" più di ogni altro e che nell’immaginario collettivo più si associa a questa gloriosa marca – il "109".

Nino Cirani
Nino Cirani

Con i suoi Land Rover e, solo occasionalmente, con altri veicoli fuoristrada (Fiat Campagnola, UAZ, Ford Transit), Nino ha percorso per il mondo qualcosa come 600 mila chilometri, in tutte le latitudini e longitudini, visitando e fotografando praticamente ogni angolo della Terra. Sempre su piste e solo il minimo indispensabile sulle vie trafficate, d’asfalto, Nino ha accumulato un’enorme esperienza in fatto di guida in condizioni estreme e di equipaggiamento della vettura.

 

Egli è stato in grado, proprio perché architetto e carattere pratico ed essenziale, di affinare nei decenni la sua esperienza sull’equipaggiamento della vettura. Era, e così molti di noi che lo conoscevano bene lo ricordano, un uomo molto preciso, molto meticoloso, amante del dettaglio, non della "cosa fatta tanto per fare". Dovendo vivere mesi e mesi a bordo di un mezzo che doveva servire oltre che a muoversi, anche a dormire e a mangiare, ma che al tempo stesso doveva resistere alle mille insidie del territorio aspro delle piste e mulattiere che il muso delle sue Land Rover esplorava, Nino era capace di progettare sin nel più piccolo dettaglio un particolare, un bullone, una cassa, una parte del motore, di cui egli era profondo conoscitore. In questo lo aiutava certamente Madre Natura, che gli aveva dato un paio di cosette che, messe insieme, facevano invidia a molti, o perlomeno a me: una gran "bella mano" (Nino riusciva a disegnare su un foglio la sezione trasversale di qualsiasi oggetto, così dando a tutti i suoi collaboratori l’idea precisa di cosa egli volesse fosse realizzato), un estremo senso per la semplicità, per la praticità e per il gusto estetico.

I viaggi di Nino Cirani
I viaggi di Nino Cirani

PARTIRE ALLA CIRANI

 

Cosa significa questo concetto?

Anzitutto, vuol dire che il raid deve essere preparato accuratamente, cominciando mesi e mesi prima. Questo vale per l’itinerario, la scelta del periodo, dei compagni di viaggio, della durata. E naturalmente per la macchina, che va revisionata a fondo e alla quale, invariabilmente, ogni volta che si parte, va aggiunta l’una o l’altra cosa – lo sanno bene i proprietari, ma soprattutto i fornitori e gli artigiani che ci aiutano a pervenire alla cosiddetta "macchina perfetta". Personalmente ritengo che la preparazione di un raid costituisca almeno il 60% del divertimento e della soddisfazione di questa autentica passione. Corollario di questo concetto è la massima, fatta propria da Nino, che non occorre necessariamente "programmare" tutto, ma almeno "prevedere molto". Di questo fatto Nino ci ha fornito, durante la sua vita, numerosissimi esempi pratici. Aveva sempre o quasi sempre la soluzione pronta, ti diceva "vedi, ho fatto montare questo tipo di vite autofilettante e non questo altro, perché così, se entra acqua...etc etc.". Nino non era un programmatore senza inventiva, era invece un uomo con sufficiente apertura mentale da riuscire a prevedere molte cose che sarebbero potute accadere in un raid. Un piccolo esempio? L’aver previsto che lo strumento della pressione dell’olio, indispensabile spia del buon andamento del motore, potesse non essere VISTO dal guidatore nella luce abbacinante del deserto che entra nell’abitacolo – col rischio di rompere qualche parte delicata del motore stesso – ma certamente UDITO – il che gli fece progettare una semplice spia sonora che lo mettesse subito al corrente di un eventuale calo di pressione.

 

Nino ci ha anche trasmesso il concetto di non partire col superfluo. Era nettamente contrario a tutto ciò che non fosse pratico, o peggio ancora, a quel che fosse poco pratico e anche antiestetico. A distanza di decenni dalla progettazione dell’Aziza 3, esposta qui fuori, essa rimane un modello perfetto di efficienza, di ordine e di confort. Quando sono nell’officina dell’amico Roberto Vanzan ad Erba e cerco assieme a lui e ai suoi collaboratori la soluzione per un particolare della mia Land Rover, mi capita spesso di andare a vedere come Nino aveva risolto quella certa cosa e vado a sbirciare nell’Aziza 3. Questo viene peraltro fatto da tanti suoi clienti, mi dice Roberto. Questo concetto del superfluo portava naturalmente Nino Cirani ad essere spesso un po’ maniaco. Non posso dimenticare il fatto che egli, nel Sahara, non portasse occhiali da sole! E guai a dirgli che sarebbero forse stati utili! "Cosa te ne fai degli occhiali da sole?", ti rispondeva fissandoti coi suoi occhi vivi e limpidi, sicché per un momento pensavi che, forse, in fondo, poteva aver ragione. Salvo poi, al primo raggio di sole, inforcarteli subito...

 

Nino sapeva di essere un originale. Sapeva di essere un po’ un maniaco, ma la sua vita non gli ha dato torto di esserlo. Quante cose ha fatto e raggiunto nella sua carriera di fotografo, applicando sempre lo stesso schema mentale rigido ed intransigente, soprattutto con se stesso. Nino non era però, come potrebbe sembrare a chi non l’ha conosciuto, un arrogante – niente affatto. Era viceversa dotato di modestia, quel genere di modestia di quelli che hanno qualcosa da trasmettere agli altri e lo fanno con un lento, inesorabile processo di osmosi, in cui scienza e esperienza di un uomo forte trasmigrano agli altri – col solo esempio, né mai col dito dell’educatore alzato. Nino Cirani sapeva di essere "superiore" in molte cose, nel modo di preparare i viaggi, nella guida su sabbia, nell’equipaggiamento e nella fotografia – e la proiezione che seguirà ce lo dimostrerà ancora una volta.

 

Tutte queste qualità, queste attenzioni al particolare, agli avvenimenti prevedibili e previsti facevano sì che alla partenza di ogni suo raid la macchina di Nino fosse un esempio di perfetta logica – non un ammasso di cose buttate dentro alla rinfusa 2 ore prima di partire, come purtroppo spesso ci capita viceversa di vedere sotto Natale al porto di Genova, aspettando che la Habib salpi per la Tunisia.... In tutto questo Nino metteva tutta la pazienza del mondo. Sapeva che le cose non si

preparano bene se si va di fretta. Passava molte ore e molti mesi nelle officine dei suoi artigiani e si metteva anch’egli al tornio, che maneggiava con perizia, per riuscire a forgiare il pezzo che aveva in mente. Era una filosofia di vita la sua, quella di non prendere decisioni avventate, ma di riflettere. In ciò evitando, e torniamo un po’ al punto di partenza, le cose superflue e quelle ridicole....

 

Un credo radicato in Cirani era quello di dover riportare indietro la macchina sana. Nino non avrebbe mai fatto alcunché di spericolato col rischio di rompere irrimediabilmente una parte vitale del suo Land Rover. Era avventuroso, questo sì, percorreva talvolta piste che esistevano solo su una qualche carta militare della Seconda Guerra mondiale (e i compagni di Nino delle sue prime 3 Azize Pons, Parigi e Pascotto, che sono qui in sala, potrebbero dirci qualcosa in merito), ma erano il più delle volte rischi calcolati. Fedele alla regola secondo la quale un "generale non deve mai portare il proprio carro armato su un campo minato", Cirani evitava di correre rischi inutili e riportava sempre la macchina con i gangli vitali a posto. Anche questo è un approccio tutto suo, che egli ci ha trasmesso: Non si corre su e giù per le dune del deserto se non si è assolutamente certi di riuscire ogni volta a risalire dall’altra parte. Non si sfriziona quando non ce n’è bisogno, lasciando la frizione per terra e sperando in aiuti. Quante volte invece assistiamo a questo genere di bravate! E quante volte ci sentiamo un po’ "figli di Nino" e siamo orgogliosi di essere come lui, suoi emuli, in altre parole di "partire alla Cirani".

 

Un altro aspetto che mi piace illuminare parlando del nostro amico Nino è che egli non solo è stato un pioniere, ma anche un Maestro. Non dimentichiamoci che Nino era un architetto – professione che ha esercitato negli ultimi decenni nella progettazione di vari allestimenti per fuoristrada per clienti ed amici – e un fotografo – collaborando per decenni con la De Agostini, la Domus e tante riviste specializzate. Nino ci ha trasmesso gran parte del suo sapere in maniera del tutto volontaria: avrebbe anche potuto, come fanno molti, tenersi i propri "segreti" e le tecniche imparate per sé. Invece no, com’è dei Grandi, egli ha voluto darci accesso alle sue scoperte, pubblicando quel meraviglioso libro che è esposto all’ingresso "Il Raid Automobilistico: Come Dove Quando". Un manuale unico nel suo genere, pubblicato nel 1973, il solo ad aver trattato in Italia l’argomento – per me personalmente una Bibbia. Vi invito ad acquistarlo, nel caso non l’aveste già fatto, per rendervi conto del modo pragmatico, non dogmatico, col quale Nino spiega le tante cose che occorre sapere quando si affronta un raid.

 

Cirani è sempre stato coerente alla sua immagine di pioniere. Nel 1980, dopo 23 anni passati a fare raid e splendide fotografie, Nino decide pian piano di abbandonare questa sua vocazione. Si ritira. Gli amici lo incitano, gli fanno ogni genere di proposta allettante, gli organizzano giri nuovi pur di averlo con sé, lo pregano. Ma Nino aveva intuito che il suo tempo era passato, che non sarebbe riuscito con la stessa serenità ed infinita gioia d’animo a convivere con le diavolerie della tecnologia, con le strade sempre più asfaltate, con la situazione geopolitica sempre peggiore. 

Spaccato Aziza
Spaccato Aziza

Nino non avrebbe mai usato un GPS, senza il quale il 95% dei presenti in sala sarebbe perso e costretto a gettare la spugna: lo vedo ancora nelle foto che lo ritraggono accovacciato sulla sabbia del deserto tracciare con un bastoncino un’approssimativa mappa del territorio, intento a farsi aiutare da un nomade per riuscire a raggiungere – certo, con l’ausilio della sua bussola, della carta geografica e del contachilometri dell’Aziza – la prossima meta. Né poteva resistere al fatto che in varie zone del mondo da lui traversate fosse cominciata la guerriglia, che ci fossero i ragazzini di 8 anni col mitra in braccio. Nino mi aveva detto un giorno: "Ognuno di noi vive nella propria epoca e ne ha un quadro. Io ho vissuto questi decenni vedendo il mondo in un certo modo, nel modo che a me pare il migliore. Se Livingstone fosse vissuto quando io ho cominciato, si sarebbe rifiutato di andare in giro a far scoperte, perché per lui il mondo esplorato e conosciuto nell’800 era un altro." Quindi Nino si ritirò dalle scene attive del mestiere di viaggiatore, da pioniere vero qual era stato e che aveva vissuto in pieno e con coraggio la sua epoca. Facendo però in tempo a indicare a noi giovani, della generazione del GPS che sarebbe venuta dopo la sua, come si "viaggia alla Cirani".

 

Tutte queste imprese non sarebbero state possibili se Nino non avesse avuto a disposizione degli artigiani assolutamente eccezionali che gli preparassero le macchine. Ne vorrei elencare un paio. Ricordiamo Amedeo Gaiani, il lattoniere anche nominato nel libro, che ha costruito, su progetto di Nino, tute le casse per l’interno delle Azize e le parti in ferro o acciaio a rinforzo delle parti vitali delle macchine. Se andate a trovarlo nella sua grande officina, dove ancora lavora col figlio Giorgio, Amedeo vi accoglie in mezzo a tanti ricordi fotografici di Nino e vi racconta quante ore egli abbia passato da lui al tornio, fino a sera tarda. Due mani meravigliose che hanno dato vita a tante piccole e grandi cose presenti sulle fuoristrada progettate da Nino, con tanti accorgimenti geniali e semplici al tempo stesso.

Paolo Solari Bozzi, in questa interessante intervista realizzata da Paolo Baraldi, ci lascia un preciso ed attento ricordo dell’uomo Cirani; con le parole di Paolo, cercheremo di farvi conoscere meglio questo maestro che ha insegnato a moltissimi di noi un modo unico ed ancora attuale di viaggiare nella natura, attrezzandosi per affrontare gli imprevisti “con quanto serve e quanto basta“.

 

Come vi siete conosciuti ? Sapevi già di lui prima del vostro incontro? 

Ho conosciuto Nino Cirani nel lontano 1975, a 17 anni. La maniera di affrontare i viaggi “alla Cirani”, del quale avevo letto qualche articolo su Quattroruote, mi era già frullata per la mente. Avevo visto sul Corriere della Sera che avrebbe proiettato al Salone della Nautica di Genova “ Dall’Alaska alla Terra del Fuoco ”. Ero in Collegio al Morosini a Venezia, senza pensarci un attimo, feci con un amico una pazzia vietatissima dal Collegio: l’autostop in divisa fino a Genova. Dopo la proiezione, che fu un successo, Nino mi portò a Milano con l’Aziza 3….una magia che da allora mi ha contagiato.

 

Che personaggio era? Sia come uomo che come esploratore e fotografo? 

Nino era un pioniere e come tutti i pionieri aveva un carattere molto forte. Era modesto e ti spiegava tutto per filo e per segno; al tempo stesso era però conscio di essere un Grande, uno che col suo esempio e i suoi insegnamenti faceva viaggiare - nei sogni o coi fuoristrada – tante persone che lo adoravano. Sapeva di essere e voleva essere il capo indiscusso di una qualsiasi spedizione. Nino era un talento a 360 gradi! Sapeva far tutto, con grande precisione e senso estetico. Il ponderoso archivio fotografico che la moglie Giuse continua ad amministrare, era stato all’epoca uno dei primi a colori d’Italia, con migliaia di diapositive incorniciate da Cirani una ad una in cartoncini verdi con le sue didascalie, chiare, semplici e ben scritte. Il suo corredo era fatto da una Linhof 6X9, da una serie di Zenza Bronica 6X6 e da una Olympus 35mm, con vari obiettivi, molti dei quali fatti adattare da Nino stesso.

 

Cosa di Nino ha fatto nascere in te la stima verso questo uomo? 

Il fatto che fosse come me un idealista. Una persona integra che viveva controcorrente. Un meticoloso organizzatore che pianificava in ogni dettaglio tutti gli aspetti del viaggio. Nino aveva un grande carisma, non era un manipolatore come tanti e troppi ce ne sono oggi e poi ha fatto nella sua vita quel che a me sempre sarebbe piaciuto fare – viaggiare su Land Rover “ alla Cirani ” – e che ora spero di iniziare a fare con mia moglie.

 

Secondo te, cosa ci ha lasciato in eredità? 

Tre cose. La prima, il rispetto per l’ambiente e le persone: Nino, proprio perché persona modesta e d’animo molto nobile, non avrebbe mai rovinato il terreno sul quale viaggiava guidando fuoripista o scalando una duna per il solo piacere di farlo. La seconda, legata alla prima, era la sua essenzialità, era l’amore per il senso delle cose “ utili da fare ” e la sua avversione invece per quelle “ superflue ”. Intendeva il viaggio come un mezzo per fare un percorso da A a B, non come divertimento fine a stesso. Nino non avrebbe, per esempio, mai montato sull’Aziza un aggeggio non utile - “ esagerato ”. L’ultima cosa che Nino ci ha lasciato in eredità è stata la sua anticonvenzionalità: fare ciò che gli altri non fanno o, peggio, ciò che gli altri ritengono non vada fatto. Senza questo, non sarebbe d’altronde mai diventato un pioniere.

 

Cosa differenzia Cirani dai moderni fuoristradisti o viaggiatori? 

Cirani è stato un viaggiatore molto coraggioso. Non dimentichiamoci che Nino compie la traversata dall’Italia a Singapore nel 1962 ( quasi 50 anni fa, con Peppino Pons ), ma soprattutto quella, durata 9 mesi, dell’Africa da Sud a Nord, nel 1964 ( con Vittorio Parigi che apre la strada all’Aziza 2 camminandole davanti per ben 150 km! ), oltre al raid dall’Alaska alla Terra del Fuoco del 1968 ( con Rino Pancotto ), quando molte piste non erano conosciute, il materiale cartografico era scarso e spesso impreciso se non del tutto inesistente, e senza ….. GPS! Per non parlare delle sue 5 ricognizioni nel Sahara degli anni 70. Siamo agli albori dei viaggi in fuoristrada, gli anni più belli! Ho la sensazione che oggi molti appassionati di fuoristrada siano turisti su 4X4, non viaggiatori; Cirani è stato, proprio per il particolare periodo storico nel quale è vissuto, un pioniere e quindi, per definizione, un viaggiatore.

 

Per Cirani, cosa rappresentava il veicolo fuoristrada? 

Beh, anzitutto era un modo per lavorare. Facendo il fotografo di professione, aveva bisogno di spostarsi e raggiungere luoghi ( allora ) sconosciuti e impervi. Ma non solo. Il fuoristrada era un modo per realizzare il suo sogno di essere libero di muoversi, di spaziare e di lavorare. Tutto questo per un tempo indefinito, senza date od obblighi precisi da rispettare. Nino ha conosciuto il lusso di poter viaggiare quando e come voleva, non la costrizione di doverlo fare entro determinati limiti temporali e geografici. E’ quanto molti gli invidiano ancora oggi.

BIOGRAFIA NINO CIRANI

Nino Cirani, milanese d’adozione nato nel 1926, è stato un pioniere delle spedizioni via terra a bordo di veicoli fuoristrada, ha formato schiere di appassionati che ne hanno poi seguito le orme e rappresenta ancora oggi un riferimento per tantissimi fan del 4x4. Con l’espressione “partire alla Cirani” si intende uno specifico modo di viaggiare, che prevede di programmare tutto minuziosamente e portare con sé solo lo stretto necessario, di preparare l’itinerario in tutti i suoi aspetti e di viaggiare nel rispetto della natura. Cirani è stato architetto, viaggiatore e fotografo (per decenni ha scattato immagini per conto della De Agostini, del mensile Quattroruote e di altre case editrici). Iniziò a viaggiare nel 1957, arrivando fino a Capo Nord con una Fiat 600. Nel 1962 acquistò la sua prima "Aziza", una Land Rover 88, e in cinque mesi fece la traversata Milano-Singapore di 31.000 km. L'Aziza 2, una Land 109, arrivò nel 1964: con essa, nel 1964/65, affrontò il raid "Traversata dell'Africa", che lo portò da Città del Capo a Casablanca, per un totale di 9 mesi di viaggio e 53.000 km. Nel 1968/69 con l’Aziza 3, una 109 2 porte, Cirani compì la sua maggiore impresa, ovvero la traversata dell’intero continente americano da nord a sud. Fu un viaggio da record del mondo: in circa 11 mesi percorse 102.000 km, dall’Alaska fino alla Terra del Fuoco, il più lungo raid automobilistico fino ad allora mai effettuato, durante il quale stabilì anche il record dell’altezza massima raggiunta da un veicolo a motore. Cirani tentò anche di superare l’impenetrabile giungla del Darien Gap, che divide Panama dalla Colombia, riuscendo però ad inoltrarsi solo per alcune decine di km. Dopo aver attraversato in totale 18 Paesi (Stati Uniti, Canada, Messico, Guatemala, Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica, Panama, Colombia, Venezuela, Ecuador, Perù, Bolivia, Argentina, Cile, Paraguay, Brasile) e superato ben 64 controlli doganali, l’Aziza 3 si imbarcò sulla motonave Augustus, nel porto di Rio de Janeiro, per rientrare in Italia. Celebri sono anche le sue 5 Ricognizioni del Sahara, compiute fra il 1972 e il 1980 per un totale di 140.000 km col solo ausilio di mappe e bussola. Negli anni successivi Nino Cirani continua infaticabile la sua attività di raid-man a trazione integrale intorno al mondo effettuando cinque ricognizioni nel Sahara (1972-73-74-78-79), una nuova traversata in Asia (1975, Ford Transit) e in Africa (1977, Aziza 3) e il periplo dell’Australia e della Nuova Zelanda (1978, Fiat Campagnola) e dell’Islanda (1980, UAZ 452).